Ciao,
un amico mi ha inviato un commento ai due precedenti post. Lo incollo qui, inaugurando di fatto un nuovo argomento (molto interessante, direi). Se avete problemi nell'inserire commenti insistete, perchè tre miei amici ci sono riusciti (o scrivetemi su facebook, mi chiamo Luca Nuzzi).
Ringrazio tantissimo Christian per l'utile contributo, che implica profonda riflessione a 360° da parte mia. Avrei da ribattere (per esempio sarei subito tentato dal chiarire il termine 'misticismo', usato forse in modo inesatto) ma mi prendo - al solito - qualche giorno per rispondere; mi ci metterò su nel week-end probabilmente. Stavolta la questione sembra dunque più complessa ma molto interessante, ed impegna su più fronti. Per alcuni di voi potrebbe essere una sorpresa sapere cosa penso al riguardo... In ogni modo si esige davvero, da parte mia, un grande sforzo filosofico e grande dispendio di risorse emotive, intellettuali e didattiche per rispondere nella miglior maniera possibile. Cercherò comunque di farlo in maniera coincisa e chiara, rimandando però a testi ed autori ben più autorevoli di me (per chi volesse approfondire l'argomento, diciamo).
Intanto vi incollo qui il testo e attendo ansiosamente vostri commenti, anche per facilitarmi la focalizzazione di alcuni aspetti rispetto ad altri.
Articolo di Christian:
Volevo solo abozzare un paio di provocazioni relativamente a spiritualità e preghiera, che dici di considerare diversamente dalla religione.
Ma vi possono essere spiritualità e preghiera non corrotti dalla religione? Non è la religione presupposto per entrambe?
A mio avviso per essere immacolata la spiritualità dovrebbe essere slegata dal misticismo, in quanto ciò che è mistico esiste per fingere, traviare, nascondere la verità. È possibile una spiritualità demistificata? La si può chiamare con lo stesso nome? O forse si finirebbe per chiamarla razionalità, o parallelamente "sentimento morale"?
Che cosa salveresti della preghiera?
Il contatto col divino non è forse anch'esso traviante?
Chiedo a dio di aiutarmi in qualcosa perché?
Perché ci rinuncio, non credo in me. La preghiera è spesso una scusa per non provare nemmeno a fare qualcosa per risolvere un problema, diventa la giustificazione dello status quo, l'accettazione dei soprusi, la rinuncia a se stessi, negazione di sè, mortificazione di sè. Dio può, senza dio non posso far nulla, la libertà non esiste, il libero arbitrio non esiste perché non siamo nulla senza dio, quindi prego. Pregare diventa negare, pregare diventa abnegazione, limitare le proprie possibilità a possibilità subumane.
Se invece prego per cercare la vicinanza a dio, non prego forse perché rinuncio alla ricerca, aspettando una risposta dall'alto - risposta che poi non arriverà-? Si ripete similmente lo svuotamento di sè e lo svilimento dell'uomo, delle sue possibilità, dei suoi valori.
La spiritualità ha valore solo se secolarizzata, se si intende qualcosa che io chiamerei "sentimento morale"; diversamente porta al traviamento, al perdere la propria "anima" (mi si passi ugualmente il termine).
La preghiera non serve a migliorare la propria condizione e non serve a migliorare se stessi . E' invece indice di rinuncia a migliorare la propria condizione e di negazione dell'uomo.
-- Christian Paolo Piazza --
un amico mi ha inviato un commento ai due precedenti post. Lo incollo qui, inaugurando di fatto un nuovo argomento (molto interessante, direi). Se avete problemi nell'inserire commenti insistete, perchè tre miei amici ci sono riusciti (o scrivetemi su facebook, mi chiamo Luca Nuzzi).
Ringrazio tantissimo Christian per l'utile contributo, che implica profonda riflessione a 360° da parte mia. Avrei da ribattere (per esempio sarei subito tentato dal chiarire il termine 'misticismo', usato forse in modo inesatto) ma mi prendo - al solito - qualche giorno per rispondere; mi ci metterò su nel week-end probabilmente. Stavolta la questione sembra dunque più complessa ma molto interessante, ed impegna su più fronti. Per alcuni di voi potrebbe essere una sorpresa sapere cosa penso al riguardo... In ogni modo si esige davvero, da parte mia, un grande sforzo filosofico e grande dispendio di risorse emotive, intellettuali e didattiche per rispondere nella miglior maniera possibile. Cercherò comunque di farlo in maniera coincisa e chiara, rimandando però a testi ed autori ben più autorevoli di me (per chi volesse approfondire l'argomento, diciamo).
Intanto vi incollo qui il testo e attendo ansiosamente vostri commenti, anche per facilitarmi la focalizzazione di alcuni aspetti rispetto ad altri.
Articolo di Christian:
Volevo solo abozzare un paio di provocazioni relativamente a spiritualità e preghiera, che dici di considerare diversamente dalla religione.
Ma vi possono essere spiritualità e preghiera non corrotti dalla religione? Non è la religione presupposto per entrambe?
A mio avviso per essere immacolata la spiritualità dovrebbe essere slegata dal misticismo, in quanto ciò che è mistico esiste per fingere, traviare, nascondere la verità. È possibile una spiritualità demistificata? La si può chiamare con lo stesso nome? O forse si finirebbe per chiamarla razionalità, o parallelamente "sentimento morale"?
Che cosa salveresti della preghiera?
Il contatto col divino non è forse anch'esso traviante?
Chiedo a dio di aiutarmi in qualcosa perché?
Perché ci rinuncio, non credo in me. La preghiera è spesso una scusa per non provare nemmeno a fare qualcosa per risolvere un problema, diventa la giustificazione dello status quo, l'accettazione dei soprusi, la rinuncia a se stessi, negazione di sè, mortificazione di sè. Dio può, senza dio non posso far nulla, la libertà non esiste, il libero arbitrio non esiste perché non siamo nulla senza dio, quindi prego. Pregare diventa negare, pregare diventa abnegazione, limitare le proprie possibilità a possibilità subumane.
Se invece prego per cercare la vicinanza a dio, non prego forse perché rinuncio alla ricerca, aspettando una risposta dall'alto - risposta che poi non arriverà-? Si ripete similmente lo svuotamento di sè e lo svilimento dell'uomo, delle sue possibilità, dei suoi valori.
La spiritualità ha valore solo se secolarizzata, se si intende qualcosa che io chiamerei "sentimento morale"; diversamente porta al traviamento, al perdere la propria "anima" (mi si passi ugualmente il termine).
La preghiera non serve a migliorare la propria condizione e non serve a migliorare se stessi . E' invece indice di rinuncia a migliorare la propria condizione e di negazione dell'uomo.
-- Christian Paolo Piazza --