14 ott 2009

Confrontarsi col nichilismo

E' un'epoca nichilista, sono d'accordo con Galimberti.
Nei Frammenti postumi Nietzsche notava che "Nichilismo" indica una mancanza del 'fine'; mancanza di risposta al 'perchè?'. La parola annuncia e descrive che i valori supremi perdono ogni valore. Non è detto che, a priori, ciò sia negativo. Esistono, a mio avviso, valori che possono e devono cedere il passo ad altro, incluso il 'nulla'. E dal nulla si può riemergere con altro (tradendo forse la prospettiva nietzschiana, la quale di certo non auspica un crollo dei valori a favore di altri valori, che sarebbero solo l'ennesimo specchio della classe/cultura dominante di turno).
Crediamo di avere risolto ogni nostro problema, anzi crediamo di sguazzare nel benessere perchè siamo nell'epoca della tecnica. Essa però è entrata in profondo conflitto con il primato che l'uomo aveva assegnato a se stesso nella storia dell'essere. L'uomo è stato scaraventato e quasi costretto a prendervi parte. Ma le domande di senso restano inevase: non rientra tra le competenze della tecnica trovare risposte a certe domande (che poi sono quelle che più stimolano la filosofia).
Manca un futuro come promessa, per svariate ragioni tra cui il crollo delle ideologie (degli "ismi" ) e di una cultura religiosa molto spesso abitudinaria e cieca, ma senz'altro rassicurante. Il problema peraltro è che la 'morte di Dio' rischia di portarsi dietro la morte del 'senso del sacro' e di una sana spiritualità. E questo io lo temo particolarmente. Sono critico verso le religioni e le loro cecità, non sono avverso al senso di spiritualità ed alla preghiera. Parlerò anche di questo prima o poi, perchè chi mi sta vicino capisca esattamente cosa intendo (e che non sono un 'mangiapreti' e basta).
Siamo senza futuro. Ecco quindi che il nostro desiderio si arresta nel presente: meglio star bene e gratificarsi oggi se il domani non ha alcuna prospettiva!
Chi, come me, desidererebbe insegnare, dovrebbe esser conscio del fatto che si troverà davanti una generazione di adolescenti nati e vissuti in questo clima di 'mancanza di strade' e di riferimenti. Se ce ne sono, sembrerebbero essere comunque assolutamente effimeri ed obiettivamente insoddisfacenti. La mancanza di un futuro come promessa rende i ragazzi sordi alla voce di genitori, nsegnanti e qualsivoglia autorità (forze dell'ordine, preti, politici - la classe politica meriterebbe un discorso a parte).
A tutto ciò si aggiunga che le passioni tristi ed i sentimenti di disagio, già di per sè presenti, vengono perfino amplificati da un sistema (penso a quello discografico, per esempio) in questo particolarmente "sensibile". Come dice Jovanotti, sostanzialmente: 'un cartello di 6 metri dice "è tutto intorno a te", ma ti guardi intorno e non c'è niente'. E allora ecco che, nell'epoca della comunicazione e dei 500 sms gratuiti al giorno siamo più soli che mai, dinanzi alle nostre tv al plasma e ai nostri LCD da tremila euro (guadagnati ammazzandosi di straordinari in fabbrica o in ufficio).
La disperazione, allora, è in agguato. Tentiamo di sfuggirle correndo lontano e veloce sulle nostre All Star da 70 euro (un pezzo di tela da 70 euro). Siamo scoraggiati, (dalla corruzione e dalla disillusione politica), invasi (da spot inutili), martellati (dai creatori di falsi bisogni), ossessionati (dagli status-symbol).
L'apocalisse, che si chiami Bin Laden o buco nell'ozono, sembra alle porte. Questo ci avvilisce, come reagire?

Occorre recuperare un senso, un'umiltà ed un entusiasmo tutto particolare. Alla faccia di questo mondo in bianco e nero, direi.

E' un discorso lungo ed ambizioso, ma mi piacerebbe affrontarlo. Questo blog non vuole guarire i problemi dell'umanità, ma nasce in reazione a questi sentimenti di avvilimento e scoramento. Scrivere di politica, religione, filosofia, musica e cultura non è semplicemente un modo per stare a galla, ma è un modi di sentirsi vivi. Poichè, come dice un signore che ho conosciuto e che ha scritto un libretto di aforismi: "Vivere è una cosa molto difficile. Molti infatti si accontentano di essere qui".

1 commento:

  1. Sono molto attratto dalla prospettiva che presenti, fatta eccezione, ovviamente, per la mia diversa concezione della religione. Inoltre, colgo l'occasione per farti un caro saluto, dato che non ci vediamo da tempo.
    Spero che questo spazio di riflessione possa essere davvero fecondo e con un futuro, e non cada, ennesimo appello contro una solitudine sempre più dilagante, nel silenzioso chiacchericcio della rete. Per ora, ti dico, non mi sembra di dover aggiungere molto a ciò che tu hai postato, se non il fatto che il guardarsi intorno, fondamentalmente, deve essere prima di tutto un guardare verso se stessi per comprendere la nostra identità. Chi non ha identità non può avere futuro, a mio parere: semplicemente non esiste, è "realmente" al di fuori della storia dell'Essere. In fin dei conti, cos'altro sono gli schemi e le imposizioni della società, le pubblicità, il martellamento mediatico, se non una tentativo di spersonalizzazione narcotizzante, rivolto soprattutto ai giovani? Da qui, infatti, e cioè dal rifiuto di ogni "soluzione comoda", che, banalizzando l'esistere, lo riduce a mera presenza, bisognerebbe ripartire per "insegnare a vivere", se davvero è possibile una tal cosa.
    Auguri, dunque, a te e a questo blog. Mi aspetto, come ti dicevo, un futuro per questo tentativo. Ancora un saluto.
    Vittorio D. Ciacci

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