18 ott 2009

Il "non-credente", questo sconosciuto...

Il "non-credente" è un cittadino non necessariamente agnostico o ateo o anticlericale, nè è non spirituale o non sentimentale, nè è edonista o cinico o iperrazionalista. I non-credenti sono cittadini che nel rispetto delle leggi, dell'etica condivisa e della solidarietà umana optano responsabilmente per la cultura del dubbio, per la consapevole autonomia della coscienza e per la libertà di pensiero. Egli è un cittadino leale e trasparente che non ha altri padroni se non la propria coscienza ed il proprio paese e che pertanto non si troverà mai nel pericoloso conflitto di dover scegliere fra essi e gli interessi di una religione e di un clero, quali che essi siano.
Il non-credente può ritenere valido il messaggio di Gesù, ma ricorda anche che Confucio aveva detto tutto ciò che c'era da dire già 550 anni prima: "Non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te".
Egli si sente vicino a Freud quando costui sostiene che "la nostra scienza non è un'illusione. Sarebbe invece un'illusione credere di poter ottenere da altre fonti ciò che essa non è in grado di darci".
Egli pensa, come Locke, che "nessuna tesi vada sostenuta con convinzione maggiore di quella concessa dalle prove su cui si fonda".
Egli si sente vicino all'ebreo Einstein quando afferma: "per me la religione ebraica, così come tutte le altre religioni, è l'incarnazione delle superstizioni più infantili, e la parola "dio" non è altro che l'espressione e il prodotto della debolezza umana".
Egli crede ciò poichè condivide il dhammapada buddista nel quale si afferma che "i fenomeni della realtà hanno la mente come inizio, la mente come essenza e sono costituiti da mente. Tutto ciò che siamo è generato dalla mente". E spera che Stuart-Mill abbia ragione quando sostiene che "su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l'individuo è sovrano".
Il non-credente rabbrividisce, pertanto, dinanzi all'affermazione di Pio XI: "gli ebrei sono cani e questi cani sono troppi a Roma nei nostri tempi, li sentiamo guaire per le strade e ci disturbano in ogni dove".
Il non-credente crede nella razionalità e nella forza della mente e dei progressi del pensiero, per cui si commuove, esterrefatto, dinanzi alle parole d'addio di Piergiorgio Welby: "Comunque addio, signori che fate della tortura infinita il mezzo, lo strumento obbligato di realizzazione e di difesa dei vostri valori".
Il non-credente diffida delle credenze ereditate ed abitudinarie, poichè - se Nietzsche ha ragione - occorre stare attenti al fatto che "l'abitudine è la nostra natura: chi si è abituato a credere, crede a tutto".
Il non-credente spera, in ogni modo, che l'assenza di Dio non preluda all'abisso, ma auspica, come il Buddha, "che tutti gli uomini siano felici e sicuri e trovino la gioia dentro di sè" e "che l'uomo non si lasci intrappolare in varie filosofie, ma dimori nella legge morale e nella conoscenza".
Il non-credente si concede il lusso (che lusso non è, ma ha ancora i contorni di una militanza ostracizzata) di dubitare del fatto che "i ciechi vedano, gli zoppi camminino, i lebbrosi siano mondati, i sordi odano, i morti risorgano".

(spunti tratti da "Non credo", bimestrale di cultura laica, anno I - n° 1, sett./ott. 2009).

3 commenti:

  1. Bravo Luca! Benvenuto nel favoloso mondo dei "self-fulfilling bloggers"! Non demordere di fronte alle difficoltà...Ti seguirò.
    Alex

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  2. Interessante... tuttavia mi viene una domanda. Il non-credente di cui parli non-crede in Dio o non-crede in una religione o in una qualsiasi struttura di credenze che gli viene impartita non da Dio ma da altri uomini? Nella fattispecie penso che una persona possa credere in Dio pur ritenendo criminali e pazzoidi le idee di Pio XI. O ancora che si possa credere in Dio pur riconoscendo la libertà individuale come principio basilare e pertanto assurda la violenza fatta a Welby. Poi un commento alla citazione di Freud. Perchè non credere in Dio quando la scienza non spiega le cose? Se non ci riesce la scienza magari ci riesce Dio e a noi in fondo ci importa di saperle le cose in qualche modo. Alb

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